La mia storia artistica

Che fossi un bimbo precoce lo si era capito sin dagli albori di Radio Asti, dove non so bene se per senso artistico o per follia pura il direttore Aldo Dezzani mi affidò un programma da gestire interamente, inclusa la regia, a soli 12 anni. Ma a me piaceva la musica, e così 2 anni dopo obbligai mio padre a comprarmi una chitarra. Il resto è stato tutto in discesa...
Dopo aver scritto qualcosa come una cinquantina di canzoni, Gianni Miroglio, medico con la passione per la regia, o meglio regista con l'interesse per la medicina, mi propone il mio primo musical all'età di 20 anni. Ed eccomi, spinto più che altro dalla mia incoscienza, ad Astiteatro, a fare Ulisse in "Torno ad Itaca?". Ulisse, che stette via di casa per quasi vent'anni! Praticamente ero andato in guerra appena nato... ah, la magia del teatro. E la pazzia di Miroglio.
Bello il mondo del musical, ma nel 1985 Roberto Lajolo mi chiede di fare un provino di quella che diventa poi "Talking to the night", pubblicata per la Memory Records con lo pseudonimo di Brian Ice. Dev'essere stata la fortuna del principiante: primo disco e subito un enorme successo in tutta Europa. Roba da non credere: fans che si strappano i capelli, foto, autografi. Io che faccio la dedica uno ad uno, perché mi sembra assurdo mandarli via solo con una firma. Falsa, per giunta. Mica mi chiamo davvero Brian Ice.
Un paio di anni e un centinaio di spettacoli più tardi, incomincio a produrre per conto mio. Con Franco Diaferia scrivo "I'm allright" e "Helping hand", quest'ultima per Arthur Miles - strepitoso vocalist di Zucchero. Entrambe volano in testa alle classifiche in UK. Ancora 'sta fortuna da principiante: stavolta come autore. Ci prendo gusto e scrivo anche per Tony Esposito e Gloria Gaynor (Never be lonely, 1992 - ripubblicato a marzo del 2011).
Poi, in un impeto campanilista, decido di inventare un progetto interamente in lingua piemontese: con Roberto Sabatini, Linus Binello e Luca Frassetto fondo i "Farinei dla Brigna", band goliardica con cui partecipo a San Remo Giovani portando per la prima volta in Italia, su RAIUNO in prima serata, una canzone in piemontese: e come se non bastasse, addirittura un rap. Solo che Baudo ci mette i sottotitoli, così, per farci un favore. Scatta la polemica: in sala stampa, tra i nostri fans, sui media. Perché ai Farinei sì e ai Baraonna da Napoli no? Che è 'sta discriminazione al contrario? Baudo e Bardotti spiegano: il testo dei Farinei è un rap, molto interessante ed articolato, volevamo solo che tutti capissero. Noi, l'unica cosa che ricordo, ridevamo molto di tutto e ci divertivamo un mondo, con i coristi alle prove che si mettevano la cravatta in testa a 'mo di fascia e, tentando di azzeccare la pronuncia, cantavano: "pumpa la miusica: un du, tri!". Bel periodo.
Con i Farinei ho anche l'onore di conoscere Mike Bongiorno, al Festival Italiano (CAN 5). Ci dice: "Passerete in finale di sicuro". Ci buttano fuori dopo pochi minuti, in diretta. Noi sorridiamo e ringraziamo, non ce ne può fregare di meno, siamo felici di esserci, ecco tutto. Poi, con i Farinei, ancora tante emozioni e sette tour, prima di lasciarli, ormai maggiorenni, al loro lieto destino.
Nel '99 torno prepotentemente alla dance music, lavorando per un mercato giapponese in grande espansione, con Giancarlo Pasquini, caro amico e grande artista. Brani a manetta, in perfetto stile "giapo", sia come velocità che come quantità: anche due, tre al giorno. La qualità a volte ne soffre, a volte troviamo lo spunto giusto. Realizziamo anche gli arrangiamenti dei classici per la Walt Disney di Tokyo: che roba assurda, sentire "La sirenetta" in versione dance. Poi, quando vado in Florida e a Disney World c'è la mia voce nella sala giochi, un po' mi commuovo. E un po' mi vergogno.
Mi riprendo e torno al musical nei panni di Don Silvestro in una ben riuscita versione di "Aggiungi un Posto a Tavola" della storica compagnia astigiana Brofferio, per la regia di Piero Fassio. Il grande Pietro Garinei si sbilancia e ci concede il suo personale beneplacito. Lo incontrerò più avanti, al Sistina, pochi mesi prima del suo addio definitivo. Che onore.
Nel 2000 fondo con Gabriele Stillitano, Susi Amerio e Cristina Fassio la "Compagnia delle Coincidenze", con cui scrivo e produco 3 commedie musicali collaborando col Maestro scenografo Eugenio Guglielminetti. Un periodo intenso, dove provo i meccanisi della comicità, mi avventuro per impervi cammini autoriali e registici, insomma faccio casino. Però c'è anche chi applaude, forse perché siamo simpatici. Azzardo: bravini.
Nel 2002 Giancarlo Pasquini alias Dave Rodgers impazzisce definitivamente e mi chiede di arrangiare i brani del suo nuovo album che ha intenzione di registrare - per la serie "mica pizza e fichi" - con musicisti quali Steve Lukather (Toto) , Tony Levin (Bowie, Gabriel), Gregg Bissonette, Michael Landau, John Five, Matt Laug, l'attuale batterista di Vasco. E, per la serie "proprio dietro l'angolo", vuole farlo a Los Angeles. Ci manca giusto la serie "esagerare, no?" e si va nello studio di Quincy Jones, in pratica dove Michael Jackson ha inciso "Thriller" e compagnia bella. Partiamo, con l'altro arrangiatore, Stefano Brandoni (Brando per gli amici), straordinario chitarrista (Renga, Grignani) che già sta male in aereo e rischia la pelle. Dopo un giorno - anzi, la notte stessa - siamo in ospedale, pieni di sonno e di gente che ci dice "wait, fill the form". Ma come, il Brandoni ancora un po' mi muore e io devo compilare il modulo? Porcaccia, non respira! E allora gli americani, figli di ER, ce lo salvano. Dopo che ho compilato il modulo, ovviamente. Il mattino dopo lo dimettono e ci presentano anche un conto di 1200 dollari, che per fortuna riusciamo ad evitare grazie ad una convenzione che Stefano ha in caso di problemi di salute all'estero. Meno male, se no per lui sarebbe stato il colpo di grazia. L'album poi lo registriamo, viene anche benino, ma non so se qualcuno lo ha mai sentito. Io ricordo solo che mi sentivo talmente onorato di passeggiare dove i grandi avevano fatto cose importanti che continuavo a sorridere e a non fare un tubo.
Ma adesso era ora di basta. Dovevo fare musical. E allora Angelo D'Alessandro, che diventerà il fratello che avrei sempre voluto e che non vedo mai, nel 2003 mi chiama a scrivere le musiche per "Sketch - the musical" in cui interpreto anche il ruolo di Dillo. Qui conosco grandi artisti quali Mauro Simone, Silvia Di Stefano, Angelo Di Figlia, Giuseppe Galizia e tanti altri. Mi dicono: perché non fai il provino per la Compagnia della Rancia? Per esempio, perché me la faccio sotto! Fatto sta che mi convinco e rivedo la mia fortuna di principiante: divento Herr Zeller per 3 anni e 232 repliche in tutta Italia in "Tutti insieme appassionatamente" con Michelle Hunziker e Luca Ward. Poi il piccolo e simpatico "Cenerentola" per ragazzi, e infine quello che per me è sempre il musical più bello del mondo: "Annie".
Ma in tutto questo... il cinema? E certo, perché non è che potevo fermarmi a fare una cosa con ordine: dovevo farne cinquanta incasinate. Faccio un provino per una fiction a Roma e sentenziano: "Lei è troppo teatrale". Per forza, sono cinque anni che faccio teatro! E allora mi girano, mi piazzo come uno scemo davanti allo specchio per un mese, provo a togliere dalla mia recitazione tutto il superfluo, vado a un paio di provini, mi prendono. Tiè! E così, ancora in tour con la Rancia - settembre 2005 - arriva il mio primo lungometraggio, "Tuttotorna", dove interpreto il ruolo di Vito. La regia è di Emiliano Cribari, la produzione "Le cose che so di me". Il film esce il 4 luglio distribuito da Cecchi Gori Home Video. A questo punto penso di essere un attore, e a novembre giro una puntata de "La freccia nera", con Riccardo Scamarcio e Martina Stella, per la regia di Stefano Reali. Quando mia mamma mi vede su Canale 5, anche lei si convince che sono un attore. E quando nel 2006 sono protagonista, con Micol Martinez e Isabella Tabarini, di "Tagliare le parti in grigio" (regia Vittorio Rifranti), che vince inaspettatamente il Festival di Locarno come miglior opera prima, altri si persuadono del fatto che io sono un attore. Mi dico: "Se li convinco tutti, sta a vedere che farò l'attore".
Così ci provo quasi seriamente: arrivano "Limen - soglia" di Paolo Valeri con Riccardo Leto, una puntatina di "Vivere", il ruolo di Giorgio Colonna in "Centovetrine", qualche spot aziendale e la straordinaria avventura di Dark Resurrection, film liberamente ispirato alla saga di Star wars, per la regia di Angelo Licata. E, negli anni successivi, tanti diversi personaggi che chi ha creduto che io sono davvero un attore mi ha bontà sua affidato: dal bancario innamorato di "Tutti intorno a Linda", al professore spiantato del tenero e comico "Brokers, eroi per gioco" (Festival di Roma), dai Servizi Segreti in "La cosa giusta" al poliziotto di "27 minuti di purezza", all'operaio disturbato di "Autodafè", al cliente odioso de "La doppia ora", al filosofo Gustave Thibon ne "Le stelle inquiete", cercando di tenere duro, di trovare stimoli, di non mollare in un mondo difficile. E in tutto questo, anche e soprattutto un mio piccolo tesoro: "Ho soltanto chiuso gli occhi", scritto per e dedicato a mio padre. Bravo Germano. Tu sì che hai le palle.
E poi ancora tanti progetti, musical, teatro e ancora cinema. E l'esperienza di aiuto regia con il mio ormai fraterno amico Angelo Licata e Dark Resurrection Volume 0. E Valjean, una splendida avventura con uno splendido gruppo di grandi professionisti, di grandi amici.
Insomma, sono qua. Ed è già tanto, per me. Grazie a tutti.
Bello il mondo del musical, ma nel 1985 Roberto Lajolo mi chiede di fare un provino di quella che diventa poi "Talking to the night", pubblicata per la Memory Records con lo pseudonimo di Brian Ice. Dev'essere stata la fortuna del principiante: primo disco e subito un enorme successo in tutta Europa. Roba da non credere: fans che si strappano i capelli, foto, autografi. Io che faccio la dedica uno ad uno, perché mi sembra assurdo mandarli via solo con una firma. Falsa, per giunta. Mica mi chiamo davvero Brian Ice.
Un paio di anni e un centinaio di spettacoli più tardi, incomincio a produrre per conto mio. Con Franco Diaferia scrivo "I'm allright" e "Helping hand", quest'ultima per Arthur Miles - strepitoso vocalist di Zucchero. Entrambe volano in testa alle classifiche in UK. Ancora 'sta fortuna da principiante: stavolta come autore. Ci prendo gusto e scrivo anche per Tony Esposito e Gloria Gaynor (Never be lonely, 1992 - ripubblicato a marzo del 2011).
Poi, in un impeto campanilista, decido di inventare un progetto interamente in lingua piemontese: con Roberto Sabatini, Linus Binello e Luca Frassetto fondo i "Farinei dla Brigna", band goliardica con cui partecipo a San Remo Giovani portando per la prima volta in Italia, su RAIUNO in prima serata, una canzone in piemontese: e come se non bastasse, addirittura un rap. Solo che Baudo ci mette i sottotitoli, così, per farci un favore. Scatta la polemica: in sala stampa, tra i nostri fans, sui media. Perché ai Farinei sì e ai Baraonna da Napoli no? Che è 'sta discriminazione al contrario? Baudo e Bardotti spiegano: il testo dei Farinei è un rap, molto interessante ed articolato, volevamo solo che tutti capissero. Noi, l'unica cosa che ricordo, ridevamo molto di tutto e ci divertivamo un mondo, con i coristi alle prove che si mettevano la cravatta in testa a 'mo di fascia e, tentando di azzeccare la pronuncia, cantavano: "pumpa la miusica: un du, tri!". Bel periodo.
Con i Farinei ho anche l'onore di conoscere Mike Bongiorno, al Festival Italiano (CAN 5). Ci dice: "Passerete in finale di sicuro". Ci buttano fuori dopo pochi minuti, in diretta. Noi sorridiamo e ringraziamo, non ce ne può fregare di meno, siamo felici di esserci, ecco tutto. Poi, con i Farinei, ancora tante emozioni e sette tour, prima di lasciarli, ormai maggiorenni, al loro lieto destino.
Nel '99 torno prepotentemente alla dance music, lavorando per un mercato giapponese in grande espansione, con Giancarlo Pasquini, caro amico e grande artista. Brani a manetta, in perfetto stile "giapo", sia come velocità che come quantità: anche due, tre al giorno. La qualità a volte ne soffre, a volte troviamo lo spunto giusto. Realizziamo anche gli arrangiamenti dei classici per la Walt Disney di Tokyo: che roba assurda, sentire "La sirenetta" in versione dance. Poi, quando vado in Florida e a Disney World c'è la mia voce nella sala giochi, un po' mi commuovo. E un po' mi vergogno.
Mi riprendo e torno al musical nei panni di Don Silvestro in una ben riuscita versione di "Aggiungi un Posto a Tavola" della storica compagnia astigiana Brofferio, per la regia di Piero Fassio. Il grande Pietro Garinei si sbilancia e ci concede il suo personale beneplacito. Lo incontrerò più avanti, al Sistina, pochi mesi prima del suo addio definitivo. Che onore.
Nel 2000 fondo con Gabriele Stillitano, Susi Amerio e Cristina Fassio la "Compagnia delle Coincidenze", con cui scrivo e produco 3 commedie musicali collaborando col Maestro scenografo Eugenio Guglielminetti. Un periodo intenso, dove provo i meccanisi della comicità, mi avventuro per impervi cammini autoriali e registici, insomma faccio casino. Però c'è anche chi applaude, forse perché siamo simpatici. Azzardo: bravini.
Nel 2002 Giancarlo Pasquini alias Dave Rodgers impazzisce definitivamente e mi chiede di arrangiare i brani del suo nuovo album che ha intenzione di registrare - per la serie "mica pizza e fichi" - con musicisti quali Steve Lukather (Toto) , Tony Levin (Bowie, Gabriel), Gregg Bissonette, Michael Landau, John Five, Matt Laug, l'attuale batterista di Vasco. E, per la serie "proprio dietro l'angolo", vuole farlo a Los Angeles. Ci manca giusto la serie "esagerare, no?" e si va nello studio di Quincy Jones, in pratica dove Michael Jackson ha inciso "Thriller" e compagnia bella. Partiamo, con l'altro arrangiatore, Stefano Brandoni (Brando per gli amici), straordinario chitarrista (Renga, Grignani) che già sta male in aereo e rischia la pelle. Dopo un giorno - anzi, la notte stessa - siamo in ospedale, pieni di sonno e di gente che ci dice "wait, fill the form". Ma come, il Brandoni ancora un po' mi muore e io devo compilare il modulo? Porcaccia, non respira! E allora gli americani, figli di ER, ce lo salvano. Dopo che ho compilato il modulo, ovviamente. Il mattino dopo lo dimettono e ci presentano anche un conto di 1200 dollari, che per fortuna riusciamo ad evitare grazie ad una convenzione che Stefano ha in caso di problemi di salute all'estero. Meno male, se no per lui sarebbe stato il colpo di grazia. L'album poi lo registriamo, viene anche benino, ma non so se qualcuno lo ha mai sentito. Io ricordo solo che mi sentivo talmente onorato di passeggiare dove i grandi avevano fatto cose importanti che continuavo a sorridere e a non fare un tubo.
Ma adesso era ora di basta. Dovevo fare musical. E allora Angelo D'Alessandro, che diventerà il fratello che avrei sempre voluto e che non vedo mai, nel 2003 mi chiama a scrivere le musiche per "Sketch - the musical" in cui interpreto anche il ruolo di Dillo. Qui conosco grandi artisti quali Mauro Simone, Silvia Di Stefano, Angelo Di Figlia, Giuseppe Galizia e tanti altri. Mi dicono: perché non fai il provino per la Compagnia della Rancia? Per esempio, perché me la faccio sotto! Fatto sta che mi convinco e rivedo la mia fortuna di principiante: divento Herr Zeller per 3 anni e 232 repliche in tutta Italia in "Tutti insieme appassionatamente" con Michelle Hunziker e Luca Ward. Poi il piccolo e simpatico "Cenerentola" per ragazzi, e infine quello che per me è sempre il musical più bello del mondo: "Annie".
Ma in tutto questo... il cinema? E certo, perché non è che potevo fermarmi a fare una cosa con ordine: dovevo farne cinquanta incasinate. Faccio un provino per una fiction a Roma e sentenziano: "Lei è troppo teatrale". Per forza, sono cinque anni che faccio teatro! E allora mi girano, mi piazzo come uno scemo davanti allo specchio per un mese, provo a togliere dalla mia recitazione tutto il superfluo, vado a un paio di provini, mi prendono. Tiè! E così, ancora in tour con la Rancia - settembre 2005 - arriva il mio primo lungometraggio, "Tuttotorna", dove interpreto il ruolo di Vito. La regia è di Emiliano Cribari, la produzione "Le cose che so di me". Il film esce il 4 luglio distribuito da Cecchi Gori Home Video. A questo punto penso di essere un attore, e a novembre giro una puntata de "La freccia nera", con Riccardo Scamarcio e Martina Stella, per la regia di Stefano Reali. Quando mia mamma mi vede su Canale 5, anche lei si convince che sono un attore. E quando nel 2006 sono protagonista, con Micol Martinez e Isabella Tabarini, di "Tagliare le parti in grigio" (regia Vittorio Rifranti), che vince inaspettatamente il Festival di Locarno come miglior opera prima, altri si persuadono del fatto che io sono un attore. Mi dico: "Se li convinco tutti, sta a vedere che farò l'attore".
Così ci provo quasi seriamente: arrivano "Limen - soglia" di Paolo Valeri con Riccardo Leto, una puntatina di "Vivere", il ruolo di Giorgio Colonna in "Centovetrine", qualche spot aziendale e la straordinaria avventura di Dark Resurrection, film liberamente ispirato alla saga di Star wars, per la regia di Angelo Licata. E, negli anni successivi, tanti diversi personaggi che chi ha creduto che io sono davvero un attore mi ha bontà sua affidato: dal bancario innamorato di "Tutti intorno a Linda", al professore spiantato del tenero e comico "Brokers, eroi per gioco" (Festival di Roma), dai Servizi Segreti in "La cosa giusta" al poliziotto di "27 minuti di purezza", all'operaio disturbato di "Autodafè", al cliente odioso de "La doppia ora", al filosofo Gustave Thibon ne "Le stelle inquiete", cercando di tenere duro, di trovare stimoli, di non mollare in un mondo difficile. E in tutto questo, anche e soprattutto un mio piccolo tesoro: "Ho soltanto chiuso gli occhi", scritto per e dedicato a mio padre. Bravo Germano. Tu sì che hai le palle.
E poi ancora tanti progetti, musical, teatro e ancora cinema. E l'esperienza di aiuto regia con il mio ormai fraterno amico Angelo Licata e Dark Resurrection Volume 0. E Valjean, una splendida avventura con uno splendido gruppo di grandi professionisti, di grandi amici.
Insomma, sono qua. Ed è già tanto, per me. Grazie a tutti.